Due successi della ricerca italiana
Premiati la Novamont per una plastica biodegradabile e la Scuola Superiore Sant'Anna per una capsula endoscopica
La ricerca italiana è stata recentemente premiata per ben due volte. Alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa è stato assegnato il "WellTech Award 2007", mentre, nel settore chimico, la Novamont si è aggiudicata il premio "Inventore europeo dell’anno 2007". La Novamont è stata premiata per una serie di brevetti, tra cui uno per nuove forme di plastica biodegradabile. Il premio è stato assegnato, per la prima volta ad una donna, Catia Bastioli, ed al suo team composto da Vittorio Bellotti, Roberto Lombi e Luciano del Giudice. Si tratta di un gruppo di chimici usciti dalla Montedison che ha fatto la scommessa di rendere impresa un centro di ricerca, ed hanno vinto. "Abbiamo trovato un investitore coraggioso, la banca San Paolo - spiega Catia Bastioli - che ha deciso di mettere a frutto il nostro lavoro. Come chimica italiana abbiamo alle spalle dei grandi maestri, ma il settore non innova da anni. La ricerca è fatica, va costruita mattone su mattone." Novamont ha già molti brevetti, tra cui il MaterBi, una plastica a base di amido idroresistente (una materia prima rinnovabile) già utilizzato per la produzione dei sacchi per la raccolta differenziata dei materiali biodegradabili.
Il premio è stato assegnato per questo brevetto e anche per altri brevetti che stanno dietro a questo. Novamont ha come motto "Chimica Vivente per la Qualità della vita": "Il nostro scopo è realizzare una nuova politica industriale in grado di unire le esigenze di sviluppo con la sostenibilità e creare un sistema integrato tra chimica, agricoltura, industria ed ambiente. Cerchiamo e studiamo nuove strade utilizzando materie prime vegetali, fonti rinnovabili, trasformandole in bioplastiche, biocarburanti e intermedi chimici per applicazioni a basso impatto ambientale." La Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa è stata invece premiata in campo medico, con il "WellTech Award 2007", cioè il "Premio per l’innovazione che migliora la qualità della vita", per la capsula endoscopica Emiloc, sviluppata nell'ambito del progetto europeo "Vector" per l'eliminazione dei tumori gastrointestinali tramite microtecnologie. Quest'invenzione consentirà di trasformare un esame fastidioso e talvolta doloroso come l'esame endoscopico del tratto gastrointestinale, in una pratica indolore e facile da condurre. Paolo Dario, direttore del laboratorio Crim spiega che si tratta di una capsula lunga 35 mm e con un diametro di 11 mm che può essere ingerita con l'ausilio di un bicchiere d'acqua. Una volta ingerita, passa attraverso l'esofago e finisce nell'intestino tenue. A differenza di capsule analoghe già in sperimentazione, non scende fino all'intestino grazie alla peristalsi ma è dotata di piccole zampette controllabili dall'esterno e quindi i medici che eseguono l'esame, grazie ad una sofisticata tecnologia wireless, possono farla tornare indietro e scattare fotografie in determinati. La capsula Emiloc è un prototipo e forse entro cinque anni potrebbe essere messa in commercio. Si tratta di una tecnica non invasiva, considerate il futuro della medicina. "Entro breve saremo in grado di creare appendici per compiere piccole operazioni, cauterizzare e fare biopsie, il tutto con tecniche indolori e non traumatizzanti" sostiene il professor Dario.
Redazione (08/05/2007)
Pubblicato in Medicina e Salute
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intestino,
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