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Diagnosticare l'Alzheimer con un'analisi del sangue

Sezione di cervello affetto da Alzheimer


Se lo studio fosse confermato, presto un semplice esame del sangue potrebbe stabilire con un'accuratezza del 90% se un paziente è affetto da Alcheimer o può svilupparlo entro 6 anni

I ricercatori dell'Università di Stanford, diretti da Tony Wyss-Coray, hanno messo a punto un semplice esame del sangue grazie al quale si potrà stabilire, con un'accuratezza del 90%, se un individuo è affetto dal morbo di Alzheimer oppure ha un elevato rischio di svilupparlo entro 6 anni.
L'Alzheimer colpisce nel mondo almeno 18 milioni di persone e provoca perdita della memoria, della capacità di ragionare e comunicare.
Alla base della scoperta vi sono i cambiamenti che si verificano nei livelli delle proteine che le cellule usano per comunicare tra loro. E' stata misurata la presenza di 120 proteine in 5 individui malati e in 5 individui sani e in questo modo è stato scoperto che alcune di queste erano molto diverse nei due gruppi di individui.
In seguito, i ricercatori hanno esaminato campioni ematici di 129 pazienti con sintomi che andavano da una leggera forma di demenza ad una grave forma di Alzheimer.
In questo modo, hanno individuato 18 proteine i cui livelli specifici sono associati alla presenza della patologia. La teoria avanzata dagli scienziati è stata poi verificata su 92 pazienti a cui era già stato diagnosticato l'Alzheimer: la diagnosi coincideva in 9 casi su 10. Inoltre è stato ottenuto un risultato analogo per l'analisi effettuata su campioni di sangue prelevati sei anni prima a pazienti con leggera forma di demenza e seguiti fino all'eventuale comparsa del morbo.
Wyss-Coray, ha spiegato: 'Si tratta di proteine coinvolte anche produzione di cellule del sangue, nei processi immunitari e nella morte cellulare'.
Gli autori dello studio ipotizzano che alla base dell'Alzheimer ci sia un'errata produzione delle cellule che si occupano di 'ripulire' il cervello dagli accumuli che caratterizzano la patologia. I risultati sono preliminari e devono essere confermati, tuttavia una società intende già produrre il kit per il test da usare nei laboratori di ricerca.
Se i risultati fossero confermati, si tratterebbe di un notevole passo avanti nel trattamento e diagnosi della malattia. Infatti, uno degli aspetti peggiori della malattia è quello della difficoltà della diagnosi, spesso fatta per esclusione, che diventa certa solo dopo la morte del paziente. Inoltre una diagnosi il più precoce possibile diventerebbe di vitale importanza qualora si sviluppassero terapie in grado di rallentare o arrestare il progredire della demenza, al contrario di quanto accade oggi che la terapia è del tutto sintomatica. In ogni caso, una diagnosi precoce permette di tenere meglio sotto controllo il decorso.
I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Medicine.



Redazione MolecularLab.it (23/10/2007)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: diagnostica, Alzheimer, cervello
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