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Sclerosi laterale amiotrofica: il litio frena la progressione


Riscontri positivi dalla prima sperimentazione clinica, i risultati pubblicati sulla rivista internazionale PNAS

La ricerca italiana guadagna nuovamente la ribalta internazionale con un importante risultato ottenuto nello studio della sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Grazie alla stretta collaborazione tra quattro istituti è stato dimostrato che la somministrazione di litio rallenta significativamente la progressione di questa gravissima malattia neurodegenerativa e progressiva. Lo studio è pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista “PNAS” (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) che già da qualche giorno ne aveva anticipato on-line i risultati. La ricerca apre nuove prospettive nella comprensione dei meccanismi molecolari alla base della SLA e nell’individuazione di strategie terapeutiche. Attualmente, infatti, non esiste una cura per la malattia e per tentare di arginarne il decorso è disponibile un solo farmaco dalla scarsa efficacia: il riluzolo.
Al lavoro scientifico hanno partecipato l’Università di Pisa, l’Istituto Neurologico Mediterraneo (Neuromed) di Pozzilli, l’IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma e l’Università di Novara. Proprio la sinergia e il coordinamento tra questi istituti hanno permesso di ottenere con un unico studio un risultato di grande rilevanza sia in campo preclinico sia clinico.

Il trial clinico è stato condotto su un piccolo numero di pazienti, con risultati molto incoraggianti; ora dovrà essere confermato da uno studio più ampio. I ricercatori hanno anche indagato i meccanismi cellulari e molecolari alla base dell’efficacia terapeutica del litio. Utilizzando un modello murino di SLA e sistemi “in vitro” di cellule neuronali e linee cellulari hanno dimostrato, per la prima volta, che nella SLA l"autofagia (autodigestione cellulare) svolge un ruolo assai rilevante. L’autofagia è un processo cellulare che consente alla cellula di riciclare il proprio contenuto e di rimuovere selettivamente organelli danneggiati, per esempio i mitocondri. Lo studio ha evidenziato, in particolare, la capacità del litio di indurre l’autofagia e di aumentare il numero dei mitocondri sia nei sistemi in vitro che nel modello murino della SLA. Non solo: è stata anche dimostrata la capacità del litio di stimolare la formazione di nuovi neuroni, diminuire la dannosa attivazione delle cellule gliali e diminuire la presenza di agglomerati proteici, molto tossici per le cellule nervose.

La ricerca è stata coordinata dal prof. Francesco Fornai dell’Università di Pisa e team leader presso il Neuromed, in stretta collaborazione con la dr.ssa Patrizia Longone e la dr.ssa Alida Spalloni del Laboratorio di Neurobiologia Molecolare della Fondazione Santa Lucia.

Redazione MolecularLab.it (15/02/2008)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: sla, sclerosi laterale
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