Watson: si deve perseverare nello studio del DNA
A 10 anni dalla scoperta della struttura del DNA i passi avanti non sono quelli attesi, ma si deve continuare per arrivare a conoscere il genoma ed eventualmente migliorare la specie
Nel 1953 Watson e Crick scoprivano la struttura a doppia elica del DNA. Oggi, ad 81 anni, Watson è convinto che, nonostante i risultati attesi siano forse in ritardo, "Scienza è sinonimo di attesa e noi non dobbiamo preoccuparci: la strada è quella giusta. Dalla genetica avremo ancora nuovi eroi e notizie bomba. La cosa più entusiasmante che oggi a un uomo sia concessa è leggere il proprio Dna. Nel codice genetico c'è l'essenza di noi esseri umani, le nostre istruzioni per l'uso. Se dovessi scegliere tra viaggiare nello spazio e conoscere il mio genoma, non esiterei un istante". Nonostante sia enorme l'impegno della scienza nello studio del DNA, sembra che le promesse di nuove cure per le malattie genetiche (dai tumori alla fibrosi cistica, dalla còrea di Huntington all'anemia falciforme e via discorrendo) siano state mantenute solo a metà. Dieci anni fa Bill Clinton salutò i primi risultati del Progetto genoma umano dicendo "Oggi festeggiamo un evento storico. La lettura del Dna apre nuove strade per prevenire, diagnosticare e curare le malattie", ma oggi, a dieci anni di distanza, si legge in un articolo su Nature che "Nonostante l'enorme valore scientifico della ricerca fatta, le nuove tecnologie hanno solo un impatto marginale per la cura delle malattie nella popolazione". Nella comunità scientifica è in calo l'entusiasmo, a causa della consapevolezza che il linguaggio della vita sia più complesso del previsto, e la mole di lettere A, T, C e G che si alternano nel Dna di ciascun vivente può dare l'impressione che il libro della vita sia piuttosto un labirinto, ma a riguardo Watson si chiede "Siamo riusciti ad allungare la vita umana tanto, e a migliorarne enormemente la qualità.
Come possiamo essere insoddisfatti?" e prosegue "Siamo molto più complessi di quanto prevedessimo" e continua "L'idea che a un gene corrisponda la produzione di una singola proteina è superata. I frammenti di Dna operano in combinazione fra loro, e queste reti non sono facili da ricostruire. Ma i costi dei computer usati per il sequenziamento stanno crollando. Presto ognuno di noi potrà avere il profilo completo del genoma per mille dollari. A quel punto la scienza non sarà più avara di notizie bomba" Lo scienziato ha annunciato la sua partecipazione alla quinta conferenza mondiale "Il futuro della scienza", dedicata quest'anno alla "rivoluzione del Dna", che si terrà a Venezia tra il 20 e il 22 settembre, grazie all'organizzazione delle fondazioni Giorgio Cini, Silvio Tronchetti Provera e Umberto Veronesi. Maria Ines Colnaghi, direttrice dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, che collaborerà alla conferenza di Venezia con un simposio su tumori e genetica, fa il punto sui benefici concreti della ricerca sul Dna nella cura del cancro. "Già oggi sappiamo individuare le persone con particolari geni che hanno una predisposizione alta ad ammalarsi di cancro. I tumori ereditari coprono circa il 10% del totale dei casi. Controlli costanti, prevenzione a base di farmaci e diagnosi precoce permettono di tenerli a bada. E a ogni paziente negli istituti oncologici italiani viene fornita una diagnosi molecolare per individuare la cura migliore". E proprio i tumori saranno, seconod Watson, il primo campo della medicina a beneficiare della rivoluzione tecnologica che sta abbattendo i costi della genetica. I ricercatori dovranno comunque dipanare l'intricata matassa della dipendenza genetica dei tumori, dato che a scatenare la cellula tumorale non è una singola mutazione ma l'alterazione di più geni che si posson presentare con diverse variabili. Per ricostruire le basi genetiche dei tumori si ricorre oggi al sequenzaimento del genoma delle cellule tumorali con lo scopo di trovare la chiave che accomuna le varie forme di cancro. Ma i costi sono alti e secondo alcuni ricercatori "L'informazione che se ne ricava - come ha scritto il genetista della Duke University David Goldstein - è di scarsa o nulla utilità dal punto di vista clinico". Ma Watson ricorda che "La scienza è perseveranza, ma ha anche bisogno di eroi. L'ultimo è stato Jonas Salk, inventore del vaccino della polio. Oggi i ricercatori sono troppo legati alle industrie farmaceutiche, ma credo lo stesso che un nuovo eroe spunterà. Non dobbiamo avere paura di entrare nell'ignoto e se aggiungere tre o quattro geni al Dna servirà a renderci più sani e intelligenti, dobbiamo farlo. L'ingegneria genetica migliorerà gli animali e le piante che ci nutrono. La specie umana è sopravvissuta perché si è continuamente evoluta. Dobbiamo usare gli strumenti a nostra disposizione, non fermarci qui".
Redazione (11/05/2009)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag:
Watson,
Crick,
DNA
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