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Ricercatori scoprono che un vaccino pre-pandemia può proteggere i cittadini

Virus H5N1


Se si diffonde una pandemia, per produrre un vaccino efficace occorrerebbero fino a sei mesi. Questo potrebbe avere effetti devastanti sulla popolazione, dato che al momento della vaccinazione la prim

Se si diffonde una pandemia, per produrre un vaccino efficace occorrerebbero fino a sei mesi. Questo potrebbe avere effetti devastanti sulla popolazione, dato che al momento della vaccinazione la prima ondata di influenza pandemica sarebbe già passata.

In un articolo nella rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) gli scienziati hanno delineato un approccio di vaccinazione pre-pandemica.

"Questo studio è il primo a mostrare un approccio di vaccinazione pre-pandemica efficace," spiega il co-autore Iain Stephenson della Leicester Royal Infirmary e dell'università di Leicester nel Regno Unito. "Ciò significa che potenzialmente protremmo vaccinare le persone molti anni prima del diffondersi di una pandemia, per produrre cellule di memoria a lungo termine, che in caso di bisogno possono essere attivate da una singola dose di vaccino.

Un esperto di malattie infettive, il dott. Stephenson, fa notare che nell'eventualità del diffondersi di una pandemia di influenza, le persone dovranno essere vaccinate per salvaguardare il loro benessere.

Ad aggiungere preoccupazione non è soltanto il fatto che il tempo necessario per far giungere il vaccino negli ambulatori medici rallenterebbe il processo, ma anche che, per assicurare la protezione, per la maggior parte dei cittadini sarebbero necessarie due dosi di vaccino.

"Per ridurre eventuali ritardi, potremmo prendere in considerazione l'immagazzinamento del vaccino o l'immunizzazione delle persone con vaccini preparati in anticipo - i cosiddetti "vaccini pre-pandemici" - per proteggerli prima di una futura pandemia," suggerisce il dott. Stephenson. Il problema è, comunque, che per gli esperti non è chiaro quale ceppo dell'influenza scatenerà la pandemia.
Il dott. Stephenson e il suo team hanno concentrato le loro ricerche sul ceppo di influenza aviaria H5N1, che si è diffusa rapidamente a livello mondiale e ha causato una serie di decessi.

"Esistono vari ceppi del virus H5N1, non possiamo quindi essere certi del ceppo da usare per la preparazione del vaccino pre-pandemico," fa notare il ricercatore. "Un vaccino "pre-pandemico" deve perciò fornire la copertura di quanti più ceppi H5 possibili".

Per riuscire a testare l'efficacia di una vaccinazione pre-pandemica, i ricercatori hanno somministrato una dose di vaccino 1H5N1 a soggetti che non erano mai stati vaccinati prima, e a soggetti che erano stati immunizzati almeno sei anni prima con il vaccino H5N3 (i soggetti sono stati reclutati dall'università di Leicester o dall'ospedale universitario di Leicester). I risultati iniziali indicano che sono state indotte delle risposte immunitarie in seguito alla vaccinazione.

"Abbiamo scoperto che le persone che avevano ricevuto il vaccino H5 tra il 1999 e il 2001 hanno risposto molto bene ad una singola dose del più recente vaccino H5," ha spiegato il dott. Stephenson. "Essi possedevano cellule memoria che hanno fornito una risposta protettiva tempestiva entro sette giorni dal vaccino di richiamo. Si trattava, inoltre, di una risposta molto ampia e capace di proteggere contro tutti i ceppi del virus H5N1 conosciuti."

Secondo il dott. Stephenson, i risultati appoggiano l'ipotesi che le persone che non sono state precedentemente vaccinate con il vaccino H5 hanno bisogno di una doppia dose di vaccino, e sviluppano una "buona risposta degli anticorpi dopo sei settimane dalla prima dose".

Allo studio hanno anche partecipato la Novartis Vaccines (Germania), l'università di Siena (Italia), la Health Protection Agency (Regno Unito) e i Centers for Disease Control and Prevention (USA).

Si vedrà se queste scoperte risulteranno rilevanti per combattere l'influenza suina diffusasi recentemente. La commissione d'emergenza dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha innalzato il livello d'allerta da 3 a 4, ma non ha dichiarato lo stato di allerta globale.

In una dichiarazione alla stampa, l'OMS fa notare che l'innalzamento del livello di allerta pandemica indica l'aumento delle probabilità di pandemia, ma non che una pandemia è inevitabile.

Più tardi questa settimana (il 30 aprile) si riuniranno i ministri della sanità in un incontro straordinario per valutare la possibile minaccia dell'influenza suina, nonché per coordinare gli impegni degli Stati membri.

La direzione generale per la Salute e i consumatori (DG SANCO) della Commissione europea ha chiesto agli Stati membri di informarla sulle misure proposte, le misure e le attività di guida attuate e sui casi confermati. La DG SANCO rimarrà in contatto permanente con gli Stati membri, l'OMS, l'ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), nonché con gli Stati Uniti e il Messico, attraverso l'iniziativa di sicurezza sanitaria mondiale che mira alla prevenzione, all'individuazione e alla risposta alle minacce biologiche.

DG SANCO ha precisato che a livello comunitario applicherà l'approccio globale raccomandato dal Comitato d'emergenza dell'OMS.

Fonte: Cordis (23/10/2009)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: H5N!, pademia, virus
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