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La Consulta Laica di Bioetica e Gian Enrico Rusconi: i laici e le leggi


Il quotidiano La Stampa del 20 marzo ha pubblicato un documento della Consulta Laica di Bioetica sul rapporto tra le scelte legislative, i laici e il peso dellingerenza della Chiesa cattolica. Il doc

Il quotidiano La Stampa del 20 marzo ha pubblicato un documento della Consulta Laica di Bioetica sul rapporto tra le scelte legislative, i laici e il peso dell'ingerenza della Chiesa cattolica. Il documento di cui riportiamo la prima parte si intitolava "Nascere e morire, ognuno e' libero di scegliere", di seguito lo commentava Gian Enrico Rusconi: "Uomo, il confine del sacro".
"I movimenti politici non hanno potuto evitare di affrontare in Parlamento il problema della fecondazione assistita, collegata strettamente ai temi altrettanto importanti della definizione dello stato dell'embrione e della utilizzazione degli embrioni per la produzione delle cellule staminali. I temi sono stati affrontati non tanto per risolverli nel senso piu' positivo e concretamente democratico, corrispondente alle possibilita' offerte dalla scienza e alle attese dall'opinione pubblica, ma per chiudere ogni apertura a queste attese e togliere di mezzo, nel senso piu' restrittivo, ogni ulteriore possibilita' legislativa in questo campo. In contrasto con questo miope e pericoloso atteggiamento del legislatore, il Comitato Nazionale per la Bioetica ha preso posizione sul tema del living will o "direttive anticipate" sulla questione dell'eutanasia con delle aperture che speriamo vengano accolte nel disegno di legge che il governo dovrebbe definire. Ma purtroppo nella cultura e nella politica italiana si continua a registrare una scarsa attenzione per tutto cio' che puo' promuovere le scelte individuali e fare aumentare i gradi di liberta' delle persone, rendendo possibili stili di vita diversi e atteggiamenti differenti anche di fronte ad aspetti fondamentali dell'esistenza, come la sessualita', la procreazione, la sofferenza e la morte.
La Chiesa cattolica ha continuato a fare valere le proprie posizioni in fatto di bioetica, ma soprattutto a pretendere che esse siano imposte per legge. I movimenti politici non hanno avuto il coraggio di opporsi apertamente alle tesi cattoliche, in parte per timore di perdere consensi, in parte per sudditanza culturale. La fecondazione assistita e' stato l'unico tema su cui si sia legiferato ancora una volta inutilmente o meglio negativamente. Al di la' di posizioni trasversali piu' coraggiose e incisive, i partiti della sinistra hanno proposto un timido compromesso di retroguardia, mentre i partiti di centro e di destra si sono dimostrati disposti ad accogliere tutti i divieti richiesti dalla Chiesa. E tutte le parti hanno dato l'impressione di cercare il massimo consenso con il risultato, ben noto, di una legge restrittiva incurante dei diritti della donna, per certi aspetti incostituzionale, come abbiamo da tempo sostenuto. Oltretutto, la legge sulla fecondazione assistita ribadisce una netta chiusura nei confronti dell'utilizzazione delle cellule staminali di origine embrionale, facendo valere in questo campo norme che derivano soltanto da preoccupazioni repressive della sessualita' e dal presupposto che gli embrioni siano persone a pieno titolo fin dal primo momento. […]"

Gian Enrico Rusconi, lo commentava cosi':
"Il documento della Consulta torinese fa il punto per i laici che hanno sempre minore capacita' di influenza sul processo legislativo. Per contrasto, al di la' dei singoli argomenti (sulla fecondazione assistita, sull'eutanasia, sulla ricerca scientifica sulle cellule staminali) il testo individua nella Chiesa l'agenzia in grado di "far valere le proprie posizioni in fatto di bioetica", condizionando i decisori politici. Questo accade nonostante la relativa ampiezza del dibattito pubblico e la presenza di autorevoli pareri alternativi, anche nelle Commissioni ufficiali di esperti. Quello della influenza della Chiesa meriterebbe una piu' approfondita riflessione. Essa si basa sul fatto che nella problematica bioetica apparentemente non mette in gioco specifici assunti religiosi-dogmatici, ma quella che viene presentata come "la natura umana" come tale. Tutta la costruzione che presiede la legislazione restrittiva sulle unioni familiari, sulla fecondazione assistita o il proibizionismo della ricerca discende da una concezione della "natura umana" che in apparenza non pretende riferimenti religiosi. Di fatto pero' ne e' storicamente e ideologicamente condizionata. Non a caso, nella comunicazione pubblica, c'e' un continuo scivolamento (non solo semantico) tra "naturale" e "sacro". Mentre nei casi estremi si profila una sorta di biologismo teologico o di bioteologia.
Il discorso e' serio, non solo filosoficamente ma praticamente perche' investe la cultura diffusa - a livello di subcultura, direi. Il laico, rispettoso della religione e del suo ruolo pubblico, non puo' non reagire quando tale cultura/subcultura, trasferendosi nelle norme generali, limita la liberta' di coscienza, la piena legittimita' morali dei diversi stili di vita e ostacola la ricerca scientifica eticamente responsabile".

Fonte: Aduc (02/04/2004)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
Tag: bioetica
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