Sedazione terminale ed eutanasia
Medici e bioeticisti italiani si confrontano su un documento francese dal titolo 'Fine della vita, Assistenza a morire'
La sedazione terminale consiste nel dare sollievo alla sofferenza e al dolore: un valore nobilissimo, già consentito dal punto di vista etico, diverso dall'eutanasia. Questa l'opinione dei medici e bioeticisti italiani, secondo cui il documento dei medici francesi è l'affermazione di un principio ben noto e presente nella classe medica. Il Consiglio Nazionale francese dell'ordine dei medici ha infatti consentito, per la prima volta, alla "sedazione terminale" per pazienti in fine di vita che abbiano fatto "richieste persistenti, lucide e ripetute". Invocando "un dovere di umanità", riserva questa via a "casi eccezionali":"agonie prolungate e dolori incontrollabili". L'ordine dei medici francese lo scrive in un testo dal titolo "Fine della vita, Assistenza a morire".
Come chiarisce il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), Amedeo Bianco, il fine della sedazione terminale "non è provocare la morte ma controllare il dolore e la sofferenza. In questo processo è noto che, come effetto secondario, ci possa essere l'accelerazione della morte".
Si tratta di scelte "dure e difficili - continua Bianco - basate sulla volontà espressa dal paziente. Forse i medici francesi hanno sentito il bisogno di puntualizzare il principio della sedazione terminale, perché spesso succede che venga equivocato con l'eutanasia. Le letture sono infatti molteplici, e alcune sono molto restrittive".
Concordi anche i bioeticisti, come Demetrio Neri, professore di Bioetica all'università di Messina, secondo cui per la Francia "è eccessivo parlare di apertura all'eutanasia. Si tratta di un parere autorevole che legittima quello che già avviene in molti Paesi, Italia compresa. Evidenzia l'idea che non si può più rispondere ai problemi generati dalle nuove tecnologie mediche, con la sopravvivenza prolungata, arroccandosi su divieti non più accettati da tutti". Con la sedazione terminale il personale sanitario "non pratica un intervento diretto e mirato alla morte del paziente. Diciamo che può essere inquadrata come una forma di eutanasia passiva".
Anche secondo il vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica (Cnb) Lorenzo D'Avack, quella francese è "una decisione assolutamente comprensibile e accettabile eticamente, soprattutto se il paziente perfettamente capace di intendere e volere ha manifestato ripetutamente l'intenzione di non voler proseguire la propria vita in uno stato di assoluta sofferenza". Tra l'altro, rileva D'Avack, "questo tipo di procedura già avviene nei nostri ospedali per i malati terminali sottoposti a terapie antidolore che hanno al contempo l'effetto di accorciare la vita del paziente terminale attraverso sedazione profonda". Tuttavia, anche se in Italia il codice deontologico medico già da tempo prevede questa possibilità, "che è accettata dalla classe medica - aggiunge Neri - è pur vero che le cure palliative sono applicate a macchia di leopardo e i medici all'università ricevono pochissima preparazione su questo".
Fonte: (28/02/2013)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
Tag:
bioetica,
sedazione,
dolore,
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