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Rivoluzione nei sistemi anti-rigetto per i trapianti


La nuova tecnologia è stata messa a punto dal pioniere americano Thomas Starzl, che effettuò nel 196

E' appena cominciata una nuova rivoluzione nel campo dei trapianti, ''il primo cambiamento reale avvenuto in questo settore negli ultimi 40 anni'': parola di Thomas Starzl, il padre della trapiantologia che nell'università di Pittsburgh ha eseguito nel 1963 il primo trapianto di fegato e le cui scoperte hanno segnato l'intera storia della scienza dei trapianti.
''Non si tratta soltanto di avere a disposizione farmaci più potenti, ma di utilizzarli nel modo giusto e soprattutto nei tempi giusti'', ha detto Starzl in occasione dell'inaugurazione della nuova sede dell'ISMETT a Palermo e alla vigilia del convegno internazionale sui trapianti organizzato dall'istituto, nel quale i maggiori esperti internazionali faranno il punto sulle novità del settore.
''L'obiettivo - ha proseguito Starzl - è riuscire a sfruttare l'ignoranza del sistema immunitario'', lasciando cioè via libera ad organismi estranei (nel caso dei trapianti le cellule presenti nel nuovo organo) di diffondersi nell'organismo del paziente. Per ottenere questo obiettivo è necessario indebolire il sistema immunitario del paziente prima che venga impiantato il nuovo organo.
Il paragone piu' calzante è quello fra due eserciti: ''ciò che avviene nel caso di un trapianto - ha detto Starzl - è una collisione fra due eserciti ostili composti da cellule.
L'esercito più poderoso è quello formato dalle cellule immunitarie del paziente che riceve il trapianto, il più piccolo è invece formato dalle cellule immunitarie presenti nell'organo trapiantato''. Si tratta quindi di uno scontro impari e dall'esito scontato: le cellule più numerose del sistema immunitario del paziente avranno la vittoria su quelle del nuovo organo e le respingeranno, provocando il rigetto.
La soluzione più comune è sempre stata quella di indebolire il sistema immunitario del paziente con le aggressive cure immunosoppressive ed evitare così il rigetto, a costo di proseguire per tutta la vita la terapia. ''Nel 1992 - ha detto Starzl - io e il mio gruppo abbiamo intuito la possibilità di seguire una via diversa, basata sulla comprensione dei meccanismi del sistema immunitario''. L'idea, accolta all'inizio con scetticismo dalla comunità scientifica, era di riuscire a far accettare il nuovo organo riducendo le dosi dei farmaci immunosoppressori. Oggi i primi pazienti che ad alcuni anni dal trapianto vivono senza farmaci confermano che la strada era giusta e che quella indicata da Starzl è davvero rivoluzionaria.
''La soluzione - ha detto - è indebolire l'esercito delle cellule immunitarie del paziente prima che avvenga il trapianto. Se i farmaci immunosoppressivi riducono questo esercito fino a portarlo alle dimensioni del piccolo esercito delle cellule del donatore, allora ci sarà un equilibrio''. In altre parole, le cellule immunitarie del nuovo organo (comprese le cellule progenitrici del sistema immunitario) potranno migrare nell'organismo, sfuggendo a tutti i controlli e adattandosi perfettamente ad esso. Quello che adesso va definito, ha concluso Starzl, ''è riuscire a indebolire il sistema immunitario del ricevente in modo adeguato, senza permettere all'esercito del donatore di scatenare alcuna malattia''.

Fonte: Newton (06/04/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: trapiant , rigetto
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