La rigenerazione delle cellule porterà all’orecchio bionico
Contro la sordità congenita o acquisita un progetto europeo: stimolazione elettrica e staminali adul
>Stimolazione con elettrodi e terapia cellulare per restituire l’udito a chi è sordo dalla nascita o a chi lo ha perduto a causa di un trauma o per effetto di una antibioticoterapia. E’ ciò che si propone il progetto Bionic Ear, finanziato dalla Comunità europea e presentato all’ultimo meeting annuale dell’American Society for Cell Biology di San Francisco. Al programma partecipano la Francia, la Svezia, l’Italia con l’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Milano, e la Svizzera con il Politecnico di Losanna.
La sordità in ogni sua forma, congenita o acquisita, è un problema sociale che riguarda il 10 per cento della popolazione mondiale e questo giustifica l’interesse della ricerca globale che, da qualche anno, sta concentrando i suoi sforzi sullo sviluppo della cosiddetta stimolazione elettronica cellulare, una terapia combinata che permetterà la rigenerazione delle cellule compromesse. I ricercatori francesi e svedesi hanno individuato ed isolato alcune cellule staminali adulte "progenitrici" a partire dall’epitelio sensoriale vestibolare dei topi, che sono state differenziate in nuove cellule sensoriali ciliate.
Quello della Francia infatti, insieme a quello svedese, è il gruppo di studio capofila nel progetto che è coordinato da Eric Scarfone, del laboratorio CNRS dell’università di Montpellier e da Mats Ulfendahl del Karolinska Institute di Stoccolma.
«Ogni anno un europeo su dieci diventa sordo per problemi all’orecchio interno», spiega il commissario della ricerca Philippe Busquin, «ciò può essere evitato e i risultati finora raggiunti sono estremamente promettenti. Se si potessero rafforzare i meccanismi automatici di autoriparazione esistenti o riparare le cellule ciliate mediante cellule staminali adulte, potremmo lottare efficacemente contro i disturbi dell’udito e dell’equilibrio che colpiscono moltissime persone».
Ma di orecchio bionico se ne parla già da anni. Anzi da almeno un decennio in alcune strutture italiane l’impianto cocleare è routine. Cosa caratterizza il nuovo progetto? «Finora sono stati esclusivamente utilizzati gli elettrodi per la stimolazione cellulare, ma questa funziona solo finché il neurone è in condizione di recepire lo stimolo e quindi può consentire la ripresa della funzione uditiva» risponde Michela Matteoli, professore associato della facoltà di Medicina all’università di Milano e partner ufficiale del Cnr per Bionic ear, «nella ricerca attuale invece gli elettrodi hanno un ruolo complementare alla terapia cellulare, dove si facilita la rigenerazione del neurone danneggiato, e si mira alla ricostituzione dell’integrità anatomica, cioè alla riparazione del danno, subìto o congenito».
L’Unione Europea ha assegnato al progetto quadriennale Bionic ear che, per ora, ha ottenuto le prime risposte in vitro e in animali da laboratorio, circa 1,53 milioni di euro su uno stanziamento di bilancio complessivo pari a 2,77 milioni di euro. Ne è soddisfatto Busquin: «Il riconoscimento del potenziale di queste ricerche da parte degli Stati Uniti e della comunità scientifica internazionale dimostra che siamo in prima linea in questo e in altri settori, e che l’eccellenza europea spiana la strada alla ricerca innovativa di punta».
Una seconda linea di studio, nell’ambito della stessa rete di ricerca cui si sta lavorando, riguarda l’identificazione delle cellule progenitrici. Conclude Matteoli: «Una volta identificate, potrebbero essere espiantate dal paziente, espanse in coltura e fatte differenziare in diversi tipi cellulari. Insomma, l’idea è di utilizzare l’acido retinoico per permettere a queste cellule di trasformarsi in cellule sensoriali: tutto questo per ricreare una sinapsi neuronale e non avvalersi dell’esclusivo approccio elettrico. La sperimentazione clinica? Credo ci vorranno sette, otto anni, prima di trasferire i nostri sudi dal modello animale all’uomo».
Fonte: (15/04/2004)
Pubblicato in Biotecnologie
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