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Possibile futuro impiego di Lenti a Contatto (LAC) Bioniche nella cura della Ipovisione | Errori? | Recensione | Vota | Punteggio medio: - | Descrizione: Possibile futuro impiego di Lenti a Contatto (LAC) Bioniche nella cura della Ipovisione
Pubblicato il settembre 5th, 2010 da Giovanna Manna
Stiamo lavorando sui possibili impieghi nella cura dell’IPOVISIONE sulla realizzazione effettuata dalla University of Washington di lenti a contatto in cui è inserito un micro circuito stampato con la capacità di emettere luce.
“I ricercatori dell’Università di Washington, grazie ad un finanziamento della National Science Foundation, hanno messo a punto una lente a contatto bionica composta da componenti elettronici miniaturizzati a livello di nanometri. I primi esperimenti sono stati fatti su cavie da laboratorio e, a detta dei ricercatori, la lente sarà presto in grado di mostrare all’occhio diversi pixel in grado di fornire informazioni visive all’utilizzatore. Il dispositivo è stato provato su dei conigli con un tempo massimo di utilizzo della lente pari a 20 minuti, i primi risultati sembrano non manifestare particolari effetti collaterali”.
L’esperimento è stato condotto con un circuito capace di illuminare leggermente l’ambiente circostante e, almeno in questa prima fase, testato solo su conigli per un tempo di 20 minuti senza osservare effetti indesiderati .”(1-2-3-4)
Ovviamente, la ricerca potrebbe essere condotta, attraverso i meccanismi classici di sperimentazione comportamentale animale con premio alimentare.
Se si allena un coniglio ad arrivare ad alimentarsi tramite un circuito del tipo corridoi alle cui pareti ci sono sensori che se toccati fanno scendere delle paratie che impediscono allo stesso la progressione verso il cibo, dopo reiterati tentativi si vede che lo stesso riesce ai arrivare velocemente al cibo senza mai toccare le pareti stesse dei corridoi.
Al coniglio così preparato, si occlude un occhio ed all’altro si ingenera una cataratta completa matura per puntura lenticolare.
Nell’occhio catarattoso, bypassando il bulbo con un ricevitore wireless impiantato in posizione strategica sulle vie ottiche e/o cerebrali, si potrebbe dimostrare se il coniglio ,precedentemente descritto, possa o meno arrivare al target alimentare.
“I circuiti elettronici inseriti nelle lenti a contatto sono costituiti da un nanostrato di metallo (quanto un millesimo del diametro di un capello umano) montato su un substrato organico flessibile per poter essere comodamente inseriti all’interno dell’occhio”.
L’ideatore, Babak Parviz, ha spiegato che non solo sarà possibile utilizzare lenti a contatto hi-tech per scopi “leggeri” come la navigazione web o altre immagini di interesse per l’utente, ma potrà diventare un metodo per correggere e aiutare la vista di persone ipovedenti,ed è realmente questo il target su cui stiamo cercando di razionalizzare i nostri intenti di ricerca nel mondo della ipovisione.”(1-2-3-4)
Possibili applicazioni
Una vista virtuale dai molti usi,NELL’ACCEZIONE MENO IMPORTANTE,ad esempio
come avviene con i caschi immersivi – HUD.
Lo scopo che ci si deve prefiggere in questa ricerca pero’ e’ sicuramente poter far vedere immagini a chi ne ha perso la possibilita’ con cecita’ indotta da destrutturazione del solo bulbo oculare con integrita’ delle vie ottiche!!!!
Potrebbe quindi essere un enorme passo avanti nell’IPOVISIONE e nei grossi traumatismi bulbari.
Bypassando un bulbo con un ricevitore impiantato in posizione strategica sulle vie ottiche e/o cerebrali si potrebbe aprire uno scenario di stimolazione visiva che è ovviamente il target primo della ricerca,il tutto senza ricorrere alle strutture impegnative come dimensioni quale quelle dell’occhio bionico!!
Infatti il “primo prototipo avanzato” di OCCHIO BIONICO presentato in Australia(La Bionic Vision Australia -BVA) e sperimentato anche dall’Università di New South Wales, è costituito da una videocamera montata su un paio di occhiali, un chip wireless inserito all’interno del bulbo oculare e un processore tascabile collegato senza fili con il chip oculare e con un cavo alla videocamera.Il chip è dotato di 98 elettrodi che stimolano le cellule del nervo ottico per far registrare dal cervello a grandi linee le forme circostanti. (6)
L’occhio bionico della compagnia americana Second Sight è dotato di una minuscola telecamera ed un videoprocessore collocati su occhiali che inviano le immagini ad un ricevitore, posto nella cintura del paziente. Da qui, attraverso la stimolazione di elettrodi posti sulla retina, il messaggio viene inviato lungo il nervo ottico fino al cervello, che è in grado di percepire luci e ombre.
Futuri sviluppi, su cui gli scienziati stanno lavorando, fanno ben sperare con l’aumento degli elettrodi (per il secondo prototipo, atteso per il 2013, si parla di mille) che dovrebbe permettere maggiore definizione, fino al riconoscimento di volti.
Per il momento l’occhio bionico australiano è quindi destinato esclusivamente ai non vedenti che hanno nervi ottici funzionanti,o come nel caso di quello della compagnia americana Second Sight,nella Retinite Pigmentosa di cui è affetto da circa trenta anni l’uomo inglese di 73 anni impiantato e reso cieco da tale patologia.
La differenza è nelle dimensioni che tali strutture hanno,assolutamente incomparabili a quelle di una lente a contatto(LAC).
Links Bibliografici
1) Augmented Reality in a Contact Lens
A new generation of contact lenses built with very small circuits and LEDs promises bionic eyesight
By Babak A. Parviz / September 2009
2) Contact: Emma O’Neill
eaoneill@unimelb.edu.au
61-383-447-220
University of Melbourne
Bionic Vision Australia puts bionic eye in sight
3) Lenti a contatto bioniche? Ci siamo. Quasi
Scritto da Giulia Boschi (Genova – IT)
domenica 24 febbraio 2008-MVPNETWORK
4) Lenti a contatto bioniche
Inserito da admin il Lun, 07/09/2009 – 11:23-Mondo-Expo
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol … aabc.shtml
5) http://drsiravoduilio.beepworld.it/contattologiamedica.htm
6) Occhio bionico, la strada australiana
Presentato un primo prototipo di neurostimolatore per i nervi ottici, che promette numerose possibilità di sviluppo(Claudio Tamburrino)(Punto Informatico- venerdì 2 aprile 2010)
Prof. Duilio Siravo
Presidente Accademia Italiana di Oftalmologia Legale
Tag:ipovisione, lente a contatto bionica, lenti bioniche, occhi, vistaInformazione Delicious Stumble digg Google Bookmarks Articoli Correlati
Prof. Duilio Siravo: la simulazione della applicazione delle lenti a contatto
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Tonometria Permanente con Lente a Contatto Nanosilver | Errori? | Recensione | Vota | Punteggio medio: - | Descrizione: Tonometria Permanente con Lente a Contatto Nanosilver
Pubblicato il ottobre 20th, 2010 da Giovanna Manna
Il Prof. Tingrui Pan, professore alla Davis University of California Davis e coautore di un articolo sull’argomento pubblicato su Advanced Functional Materials, ha descritto nuove lenti a contatto che potrebbero far progredire le conoscenze di malattie come il glaucoma e salvare la vista a milioni di persone.
Tali lenti sono in grado di monitorare la pressione oculare e rilasciare farmaci all’occorrenza, secondo quanto riportato da ABC Science.
Le lenti a contatto, prodotte in polidimetilsilossano (Pdms), sono molto simili alle attuali lenti a contatto, ma contengono una grata con 64 punti in grado di monitorare autonomamente la pressione dell’occhio e trasmettere le informazioni ad un computer che registra la pressione interna dell’occhio.
Tale computer mette in atto una serie di differenziali acquisizioni diagnostiche atte a comandare il rilascio di farmaci specifici per l’occorrenza di specie.
Per il momento sono iniziate le prime sperimentazioni sugli uomini e, come ricorda la webzine hefutureofthings, in questo modo si eviterà di danneggiare il nervo ottico, combattendo soprattutto il pericolo di glaucoma.
Il glaucoma è una patologia oculare derivante da una pressione eccessiva(ma a volte anche normale o bassa!!) all’interno dell’occhio.
Con tali lenti intelligenti l’oculista potrà intervenire tempestivamente in caso di sbalzo della pressione, qualunque sia quella basale.
Come unico effetto collaterale, le lenti intelligenti potrebbero restringere leggermente il campo visivo a causa dei circuiti.
Nulla a che vedere quindi con le altre LENTI A CONTATTO ideate da alcuni Scienziati di Singapore che hanno messo a punto lenti a contatto in grado di rilasciare nell’occhio medicinali capaci di offrire una valida alternativa alle gocce per le terapie necessarie contro il glaucoma ed altre malattie dell’occhio.
A mettere a punto questo altro nuovo tipo di lenti a contatto è stato l’Istituto di Bioingegneria e Nanotecnologie (IBN) di Singapore che ora è alla ricerca di partner disposti a commercializzare il prodotto.
Le lenti sono in grado di ridurre il passaggio del farmaco in altri organi del paziente diversi dall’occhio attraverso i vasi sanguigni, un noto inconveniente delle gocce tradizionali che può anche provocare seri effetti collaterali.
Sono quindi cose diverse ma sia l’una che l’altra ricerca sulle lenti a contatto possono rivoluzionare il mondo della CONTATTOLOGIA TERAPEUTICA e possono avere futuribili filoni evolutivi di ricerca che potranno allargare il loro impiego in OFTALMOLOGIA CLINICA E DIAGNOSTICA.
BIBLIOGRAFIA
Photopatternable Conductive PDMS Materials for Microfabrication
1. Hailin Cong,
2. Tingrui Pan
Article first published online: 5 JUN 2008
DOI: 10.1002/adfm.200701437
Copyright © 2008 WILEY-VCH Verlag GmbH & Co. KGaA, Weinheim
Advanced Functional Materials
Volume 18, Issue 13, pages 1912–1921, July 9, 2008
Cong, H. and Pan, T. (2008), Photopatternable Conductive PDMS Materials for Microfabrication. Advanced Functional Materials, 18: 1912–1921. doi: 10.1002/adfm.200701437
Author Information
Department of Biomedical Engineering University of California, Davis Davis, CA 95616 (USA)
Email: Tingrui Pan (trpan@ucdavis.edu)
*Correspondence: Tingrui Pan, Department of Biomedical Engineering University of California, Davis Davis, CA 95616 (USA).
Publication History
1. Issue published online: 9 JUL 2008
2. Article first published online: 5 JUN 2008
3. Manuscript Revised: 25 MAR 2008
4. Manuscript Received: 8 DEC 2007
a cura del Prof. Duilio Siravo
Specialista in Oculistica e Oftalmologia Legale
Tag:contattologia terapeutica, lenti a contatto, lenti a contatto in polidimetilsilossano, Oftalmologia clinica e diagnosticaInformazione Delicious Stumble digg Google Bookmarks Articoli Correlati
Occhiali addio!Miopia: nel giro di 10 anni niente più occhiali e lenti a contattoProf. Duilio Siravo: la simulazione della applicazione delle lenti a contatto
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Centro Medico di Patologia Clinica Redi | Errori? | Recensione | Vota | Punteggio medio: - | Descrizione: Il Centro Diagnostico Polispecialistico Redimedica è una struttura sanitaria multidisciplinare orientata sia alla diagnosi precoce delle patologie, sia alla prevenzione delle eventuali complicanze, nonchè alla riabilitazione e alla valutazione di screening delle malattie cardiovascolari, senza dimenticare la diagnostica laboratoristica. | http://www.redilab.it | Data Inserimento: 04/03/2013 | Visite: 27920 |
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Impiego della Nanotecnologia per la cura del melanoma della coroide con terapia genica endovenosa | Errori? | Recensione | Vota | Punteggio medio: - | Descrizione:
Benessere – Guidone.itHome Estetica Medicina Salute Psicologia Fitoterapia Forma fisica Notizie Video Impiego della Nanotecnologia per la cura del melanoma della coroide con terapia genica endovenosa
Pubblicato il novembre 8th, 2010 da Giovanna Manna
La mia attenzione è da tempo concentrata sugli studi sperimentali delle applicazioni della NANOTECNOLOGIA in OCULISTICA (Lenti bioniche con videocamere o tonometrie permanenti), ed ora ad una sua applicazione, che sarà una frontiera rivoluzionaria per la terapia dei tumori,attraverso la TERAPIA GENICA ENDOVENOSA,ovvero attraverso l’inoculazione endovenosa di nanorobots (vedi foto).
Un nuovo progetto di ricerca europeo impiegherà tecniche d’avanguardia nel campo delle nanotecnologie per progettare nanoparticelle in grado di rilevare e di localizzare i tumori: una volta localizzato il tumore, questi nanorobot potranno inoltre attaccarlo e neutralizzarlo. Il progetto NANOTHER (“Integration of novel nanoparticle based technology for therapeutics and diagnosis of different types of cancer”) è sostenuto dall’Unione europea, con un finanziamento pari a 8,5 milioni di euro, nell’ambito del settimo programma quadro.
Tutto parte dall’annuncio fatto su Nature di un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology, in collaborazione con l’azienda californiana Calando Pharmaceuticals.
Al centro della nuova strategia si trova un sistema costituito da nanoparticelle in grado di veicolare (come fossero nanorobot) piccole molecole di RNA capaci di spegnere geni coinvolti nell’insorgenza del cancro attraverso il meccanismo di silenziamento per interferenza a RNA (RNAi).
Lo studio riporta i risultati preliminari di un trial clinico di fase uno condotto su un gruppo di pazienti con differenti tumori solidi, ai quali sono stati somministrati per infusione endovenosa nanorobot con molecole di RNAi capaci di spegnere il gene ribonucleasi reduttasi, coinvolto nella crescita di diversi tipi di tumori.
Sulla carta, le nanoparticelle dovevano essere in grado di riconoscere le cellule tumorali, penetrare al loro interno e rilasciarvi la molecola “terapeutica” di RNA. E il sistema ha funzionato davvero: dopo aver prelevato campioni di tessuto tumorali da tre pazienti con melanoma, i ricercatori hanno verificato che le nanoparticelle avevano raggiunto le cellule tumorali e rilasciato il loro contenuto. Un risultato notevole, anche se è ancora presto per dire quale sia l’efficacia terapeutica del nuovo metodo: ulteriori aggiornamenti ci saranno probabilmente a giugno al congresso dell’American Society of Clinical Oncology.
NANOROBOT SU UN ERITROCITA
Questo ovviamente apre il campo ad una possibile e forse definitivamente vincente lotta contro uno dei tumori,ed ovviamente non solo per quello,più aggressivi dell’organismo umano ovvero il MELANOMA e nella fattispecie, nel mio campo, del MELANOMA DELLA COROIDE.
Il melanoma della coroide è un tumore che si localizza nel bulbo oculare. La sua origine è dovuta a molti fattori: è necessaria l’interazione di fattori genetici ed ambientali perché si sviluppi. Sebbene non siano ancora ben conosciuti i fattori di rischio, è evidente una predisposizione della razza caucasica e un’età compresa tra i 50 e i 60 anni. I melanomi insorgono nella maggioranza dei casi ex novo, mentre in una ridotta percentuale si sviluppano a partire da una lesione di un neo oculare.
Le tecniche fino ad ora usate per combattere tale tumore,enucleazione,terapie conservative in alternativa all’enucleazione come l’osservazione periodica di piccole lesioni, trattamento laser (fotocoagulazione transpupillare diretta con alte potenze, alla metodica Low Energy-High Exposure introdotta allo scopo di aumentare la profondità della necrosi),la termoterapia, laresezione chirurgica e la radioterapia.
Sono tutte metodiche ditrettuali che però spesso non sono risolutive e non hanno, ovviamente, come target le METASTASI di tale tumore.
Le sedi preferenziali di tali metastasi sono il fegato (92% dei casi), il polmone (31%), lo scheletro (23%), la cute (17%) ed il sistema nervoso centrale (4%). Il tempo di comparsa dei secondarismi è estremamente variabile (da 2 mesi a 30 anni); solitamente la loro comparsa porta al decesso entro un anno.
La terapia genica per via endovenosa con NANOROBOTS potrebbe in tal senso rivoluzionare tale spesso nefando esito di questi tumori,andando a cercare UBIQUITARIAMENTE nell’organismo le cellule tumorali metastatiche,identificandole selettivamente e distruggendole completamente.
Prof. Dulio Siravo
Presidente Accademia Italiana di Oftalmologia Legale
| http://benessere.guidone.it/2010/11/08/impiego-della-nanotecnologia-per-la-cura-del-melanoma-della-coroide-con-terapia-genica-endovenosa/ | Data Inserimento: 02/12/2010 | Visite: 27916 |
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MINITELESCOPIO INTRAOCULARE NELLA DEGENERAZIONE MACULARE | Errori? | Recensione | Vota | Punteggio medio: - | Descrizione: MINITELESCOPIO INTRAOCULARE NELLA DEGENERAZIONE MACULARE
La società “VisionCare Ophthalmic Technologies” ha annunciato l’approvazione da parte dell’ FDA di un telescopio impiantabile nell’occhio di pazienti affetti da degenerazione maculare senile (AMD) in fase terminale.
La decisione è stata presa in base ai risultati di due studi clinici condotti negli Stati Uniti presso 28 centri oftalmici, pubblicati nelle riviste scientifiche, Archives of Ophthalmology e Ophthalmology. (Elenco delle pubblicazioni
Attualmente questo sistema è eseguibile solo negli Stati Uniti d’America dove più di 10 milioni di persone soffrono di degenerazione maculare, che è la principale causa di cecità nelle persone oltre 55 anni e una parte di queste soffre di degenerazione maculare senile.
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PROF.DOTT. DUILIO SIRAVO
http://drsiravoduilio.beepworld.it | http://italiasalute.leonardo.it/Forum/forum_posts.asp?TID=8126 | Data Inserimento: 02/12/2010 | Visite: 27915 |
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