Fini, al referendum tre si, un no
"Non mi piace la definizione di partito unico, che ricorda espressioni che poco hanno a che fare con la democrazia". Così il vicepremier Gianfranco Fini ha risposto alla domanda di un giorna
"Non mi piace la definizione di partito unico, che ricorda espressioni che poco hanno a che fare con la democrazia". Così il vicepremier Gianfranco Fini ha risposto alla domanda di un giornalista straniero che gli chiedeva un commento sulle prospettive del dibattito interno alla Cdl, a margine della presentazione di un libro all'Associazione della Stampa Estera. Sul futuro partito unico dei moderati più volte invocato da Silvio Berlusconi, tuttavia, AN sembra dividersi: per il ministro dell'Ambiente Altero Matteoli, ad esempio, il partito "deve stare in questa partita senza tentennamenti", "discutere di politica" e "volare alto", superando le "miserie di questi ultimi tempi". Fini ha detto di prediligere l'immagine di un "grande rassemblement, per dirla alla francese, cioè un grande contenitore" che favorisca il confronto fra le diverse componenti della coalizione. Prima vengono "i programmi e i valori, quindi gli organigrammi" e l' idea del partito unico lanciata dal premier Berlusconi "non può e non deve divenire un' operazione di vertice", nè tanto meno "un' operazione di semplice collage di identità perché non è detto che aumenti il consenso". La priorità, ha sottolineato a più riprese il ministro degli Esteri, è tuttavia rappresentata dai valori di riferimento, fondamentali per parlare al blocco sociale che aveva fatto la forza del centrodestra e oggi appare disorientato".
Gianfranco Fini si esprimerà con tre sì e un no, quello sulla fecondazione eterologa, al referendum sulla procreazione assistita. "Personalmente - ha detto il ministro degli Esteri - mi recherò a votare, anche se considero l'astensione pienamente legittima. Voterò tre sì e un no sulla fecondazione eterologa". Fini ha ricordato la scelta di An di lasciare libertà di coscienza sul voto referendario. Il presidente di An ha commentato quanto anticipato oggi dal quotidiano La Repubblica, cioé la sua decisione di andare a votare i 4 referendum sulla procreazione assistita premettendo che lui personalmente e An si sono fortemente impegnati affinché "il Parlamento approvasse la legge 40, perché pensavamo che fosse gravissima l'assenza di una legge che regolasse una materia così delicata per i cittadini". Certamente, ha aggiunto, "non è la legge migliore del mondo e ci sono alcuni suoi punti che possono e devono essere migliorati". Per questo ha oggi annunciato la sua intenzione di voto confermando che An ha deciso "di lasciare liberi i propri elettori" ma non nascondendo che, a suo avviso, si debba andare a votare. Ciò non toglie, ha aggiunto, che "il diritto all'astensione è legittimo". Il presidente di An, difendendo l'impianto della legge 40, ha spiegato che "è meglio avere una legge che il far west" su una materia così complessa ed ha concluso: "Per fortuna in Italia i referendum sono solo parzialmente abrogativi".
Fonte: (11/05/2005)
Pubblicato in Medicina e Salute
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referendum
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