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Biotransistor, rivoluzione su una proteina


Un nanobiotransistor basato su una potreina, A realizzarlo è stato un gruppo di fisici del Centro di Ricerca S3, Nanostructures and Biosystems at Surfaces, dell’Indfm, Istituto Nazionale per la Fisica

Un nanobiotransistor basato su una potreina, A realizzarlo è stato un gruppo di fisici del Centro di Ricerca S3, Nanostructures and Biosystems at Surfaces, dell’Indfm, Istituto Nazionale per la Fisica della Materia di Modena, coordinati da Paolo Facci. La scoperta è stata pubblicata su Applied Physics Letters, prestigiosa rivista dell’American Institute of Physics. La proteina è l’azurina, che rientra nella famiglia delle metalloproteine a rame blu; come l’amicianina e la plastocianina, è caratterizzata dalla funzione di "electrontransfer", trasferimento di elettroni attraverso le molecole. In natura questo processo si rivela di fondamentale importanza in funzioni vitali quali la respirazione, la fotosintesi, e varie reazioni enzimatiche.
Perché allora non provare a riprodurre lo stesso meccanismo che permette a un organismo di vivere, nell’elaborazione dell’informazione digitale? E’ questa l’intuizione che ha avuto il team di ricerca dell’Infm, che è così riuscito a mettere a punto un biotransistor che promette una rivoluzione tecnologica.
L’azurina è stata posta in posizione strategica tra due elettrodi in oro, che agiscono rispettivamente da sorgente e pozzo del transistor. Un terzo elettrodo, che agisce da gate, uscita, permette all’azurina, posta al centro, di far fluire la corrente. L’intero processo si svolge in ambiente liquido, e in questo sta la vera novità dello studio: si tratta infatti della prima volta che viene messo a punto un nanobiotransistor in queste condizioni. Le ricadute tecnologiche potrebbero essere davvero rivoluzionarie: «Riteniamo che il nostro nanobiotransistor basato su singola proteina potrebbe trovare utilizzo e avere grande funzionalità in diverse situazioni che prevedono ambienti acquosi: interfacciare matrici di microelettrodi/dispositivi elettronici con sistemi biologici quali neuroni (brainmachine hybrid interface); elettronica molecolare verde (in ambiente acquoso), nanosensori ad altissima sensibilita' e risoluzione spaziale», hanno annunciato all’Infm. .
Il Centro S3 Nanostructures and Biosystems at Surfaces di Modena è stato istituito nel 2002 dall’Infm, ente di ricerca attualmente in fase di accorpamento al Consiglio Nazionale delle Ricerche, nell’ambito di un programma di sostegno all’eccellenza scientifica, è dedicato alle nanoscienze e nanotecnologie: qui fisici, chimici, biologi, medici e ingegneri lavorano insieme per acquisire nuove conoscenze sulla struttura e le funzioni della materia su scala atomica e molecolare, essenziali per progettare materiali e dispositivi d’avanguardia nel campo delle scienze della vita e delle tecnologie dell’informazione.

Fonte: LaRepubblica (18/07/2005)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: transistor, chip, circuito, proteina
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