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Presto in Italia verrà creato il database del DNA

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Adeguandosi al trattato di Prum, l'Italia creerà la banca del DNA per la lotta alla criminalità ma servono normative su misura

Il nuovo Consiglio dei Ministri, compreso nel Pacchetto Sicurezza, ha approvato la creazione della banca dati del DNA, uno nuovo strumento per la lotta al crimine. In questo modo l'Italia si adeguerebbe al trattato internazionale di Prum. Attualmente le Forze dell'ordine attuano già la raccolta del DNA ma non esistono normative specifiche, né un coordinamento nazionale il che non permette ai centri che conservano i dati di essere affidabili.
La nuova legge dovrebbe stabilire il prelievo di campioni biologici ai detenuti e ai nuovi arrestati. Inizialmente saranno circa 60.000 i prelievi che verranno effettuati, in seguito la stima prevede 20.000 prelievi circa all'anno. I campioni dovranno essere conservati dal Dipartimento delle carceri mentre i dati saranno raccolti e gestiti dal ministero dell'Interno.
I costi relativi alla messa in opera sono piuttosto ingenti: 12 milioni di euro per l'avvio del progetto e 6-7 milioni di euro l'anno per il suo mantenimento.
Ogni analisi del DNA avrà un costo per lo Stato di 130 euro ed è inoltre previsto l'assunzione di 400 biologi.
Tuttavia il problema maggiore rimane quello legato alla questione privacy.
Ed è proprio l'ex Garante per la privacy Stefano Rodotà, da sempre molto attento alla questione, a commentare la decisione in un'intervista rilasciata a Liberazione: “Dobbiamo vigilare contro la possibilità di una schedatura genetica di massa. Io non intendo demonizzare il database del DNA in quanto tale, né come strumento di lotta alla criminalità. Vorrei però che si capisse la portata di questo strumento onde evitare situazioni di privazione dei diritti dei cittadini”. Secondo Rodotà è fondamentale creare delle normative e delle procedure ad hoc, affinché questo strumento potenzialmente utile non diventi pericoloso per i cittadini. “Non c'è dubbio che il prelievo coatto del mio DNA rappresenti una restrizione oggettiva della mia libertà personale” spiega riferendosi alla Costituzione. I dati contenuti nella banca devono essere soggetti a severissimi controlli anche perchè dal DNA si può risalire ad un'enorme quantità di informazioni su una persona, ed è possibile risalire anche alle informazioni su tutta la famiglia del soggetto. Rodotà mette anche in evidenza il problema della gestione dei dati, quando, al termine di un procedimento penale, la persona oggetto del prelievo di DNA coatto risulti innocente. In questo caso – sottolinea con forza – “i dati devono essere assolutamente distrutti”.

Redazione MolecularLab.it (23/05/2008)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: Rodota, database, DNA, privacy, Italia
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