Tumore alla mammella, la personalizzazione delle cure è la sfida del futuro
Contro la neoplasia più frequente tra le donne, la strategia terapeutica può contare su approcci terapeutici basati sulle target therapy
"Il cancro alla mammella può presentarsi in diverse forme, per questo la personalizzazione delle cure rappresenta la sfida più impegnativa per l'oncologia" – dichiara Luca Gianni, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori Milano – "La tipizzazione istologica del tumore, la sua carta d'identità molecolare e le caratteristiche della paziente possono influire sulla storia clinica del tumore e sulla risposta alla terapia" – aggiunge Gianni.
I nuovi scenari terapeutici e le nuove frontiere dell'oncologia sono i temi della terza edizione del Breast Cancer Conference Workshop "Dai bersagli molecolari alle applicazioni cliniche", che riunisce a Mantova i più importanti oncologi italiani per tracciare un quadro completo delle opportunità terapeutiche oggi disponibili per il trattamento e la cura del tumore della mammella.
Sono circa 38.000 i nuovi casi di tumore della mammella diagnosticati ogni anno nel nostro paese. Primato negativo per la Lombardia che è al primo posto per quanto riguarda la diffusione di questo tumore con 7.400 nuovi casi e oltre 1.500 decessi l'anno, ma molto del primato è dovuto al primo posto della Lombardia come adesione delle donne ai programmi di screening.
Anche se l'incidenza aumenta di anno in anno, diminuisce la mortalità: le percentuali di guarigione e di sopravvivenza hanno raggiunto valori una volta impensabili.
Gli anticorpi monoclonali hanno oggi un ruolo fondamentale nel trattamento di tale tumore e hanno costituito una svolta nel trattamento delle donne colpite dalla malattia, soprattutto nelle forme più aggressive, rappresentando una rivoluzione nella storia della terapia oncologica.
La diagnosi precoce consente inoltre di identificare tumori di piccole dimensioni, inferiori al centimetro, spesso non palpabili: la prognosi in questi casi è decisamente favorevole perché consente di intervenire precocemente con la più adeguata strategia terapeutica. "Non sempre però i tumori di piccole dimensioni sono meno aggressivi: un esempio è il tumore HER2 positivo" – specifica Gianni – "che insorge spesso in donne giovani ed ha uno sviluppo rapido. La terapia adiuvante con trastuzumab subito dopo l'intervento chirurgico sta cambiando la storia di guaribilità di queste forme".
Trastuzumab è il primo anticorpo monoclonale ad essere utilizzato per il trattamento di un tumore solido. Rappresenta la terapia d'elezione per i tumori HER2 positivi, perchè in grado di bloccare le cellule con elevata espressione del recettore HER2. Trastuzumab induce delle ottime risposte anche come terapia neoadiuvante e, in associazione con la terapia ormonale, nelle fasi di malattia avanzata, quando le metastasi sono diffuse, aumentando la sopravvivenza rispetto alla sola terapia ormonale.
Nelle fasi avanzate di malattia e in tutti i casi di tumore HER2 negativi, l'altra terapia biotecnologica di riferimento è bevacizumab, l'anticorpo monoclonale che "affama" il tumore. Terapia di prima linea per il trattamento del tumore della mammella metastatico, bevacizumab è il primo farmaco antitumorale che ha come bersaglio l'angiogenesi. Nella fase metastatica della malattia, le terapie a bersaglio molecolare, come bevacizumab, hanno infatti dato un ulteriore contributo riuscendo a controllare la malattia impedendone la progressione. Prevenendo il collegamento del tumore con i vasi sanguigni circostanti, il tumore rimane senza rifornimento di sangue, elemento critico per la sua crescita, sopravvivenza e diffusione.
"L'impiego di bevacizumab in associazione con il chemioterapico paclitaxel" – sottolinea Gianni – "raddoppia le possibilità di sopravvivenza senza progressione di malattia nelle pazienti con tumore della mammella metastatico".
Obiettivo nel trattamento e cura del tumore della mammella è innanzitutto guarire le donne, ma anche salvaguardarne la qualità di vita. In questo senso gli anticorpi monoclonali, che hanno come obiettivo specifici bersagli molecolari presenti sulle cellule tumorali o nel circolo sanguigno, permettono di limitare al massimo i numerosi effetti collaterali della chemioterapia classica.
Redazione (30/11/2009)
Pubblicato in Cancro & tumori
Tag:
Trastuzumab,
bevacizumab,
paclitaxel,
seno
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