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La memoria vacilla? Tutta colpa di un gene

«Carneade! Chi era costui? [...] Carneade! Questo nome mi par bene d’averlo letto o sentito…». Come Carneade anche importanti date storiche, capitali europee, formule matematiche precipitano nel misterioso oblio che spesso avvolge queste e simili nozioni, e tanti studenti condividono con Don Abbondio il difetto di una memoria corta. Ebbene, da oggi non è più misterioso quell’oblio tanto vituperato dagli insegnanti, e  chi non ha la fortuna di avere un’ottima memoria è pienamente giustificato, perché la colpa sarebbe di un gene. La scoperta è frutto delle ricerche condotte da un gruppo di studiosi svizzeri. Si tratta del gene “5-HT2a”, che controlla il recettore della serotonina, la sostanza che permette la trasmissione di messaggi tra le cellule nervose. I ricercatori dell’Università di Zurigo hanno sottoposto ad osservazione un campione di 349 volontari, tra i 18 e i 35 anni, ed hanno notato che chi possedeva una variante di questo gene trovava maggiori difficoltà nel memorizzare sequenze casuali di parole.
La variazione genetica è circoscritta solo al nove per cento dei soggetti esaminati. Niente trucchi dunque: è impossibile che un’intera classe si dichiari colpita da questa anomalia genetica, perché il presente studio getta luce anche sulla diffusione del problema, che riguarderebbe meno di un alunno su dieci. Sarebbe un solo aminoacido nella costituzione molecolare del gene “5-HT2a” a provocare un diverso grado di efficienza nel captare la serotonina, e quindi a determinare una limitata capacità di memorizzare informazioni. È stato dimostrato che i portatori della variante possono imparare addirittura il ventuno per cento in meno rispetto a chi ha la normale sequenza molecolare, senza che questo comporti altri deficit intellettuali.
Negli ultimi anni l’uso di nuove tecniche di genetica e biologia molecolare ha letteralmente rivoluzionato gli studi sull’apprendimento e la memoria. L'uso di animali modificati geneticamente ha consentito di indagare con maggiore precisione i meccanismi di base dei processi cognitivi. Lo studio in questione, infatti, non è che una conferma di un’altra ricerca, pubblicata lo scorso febbraio negli Stati Uniti, che dimostrava l’ereditarietà della memoria “episodica” causata dalla variante del gene che fabbrica neurofilamenti (gene NF). I geni responsabili delle capacità mnemoniche probabilmente sono parecchi, per questo la scarsa efficienza causata da un tipo di gene non inficia del tutto la facoltà di ricordare. L’handicap di avere ereditato questa variazione genetica è così grande che nell’evoluzione si sarebbe già perso se non fosse compensato da vantaggi d’altro tipo. Ancora un po’ di ricerca e si farà chiarezza anche su questo punto. Sarà la rivincita degli studenti smemorati? Una cosa è certa: nei prossimi anni l’identificazione dei “geni della memoria” consentirà di comprendere meglio come si instaurano le memorie a lungo termine, e forse porterà alla messa a punto di nuove strategie atte alla cura dei disturbi cognitivi, quali le amnesie, o a ridurre gli effetti negativi sulla memoria di svariate malattie psichiatriche o neurologiche, quali l'ansia, la depressione, il ritardo mentale o l’Alzheimer.
Forse lo studente un pò svogliato potrà appellarsi alla variazione genetica e ottenere clemenza, ma alla moglie trascurata da un marito che non ricorda compleanni e anniversari basterà questa scusa? Federico Cesareo




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