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Scienza, politica e formazione.

Il signor One si chiede come mai è stata tanto insufficiente l’informazione scientifica in occasione del referendum sulle cellule staminali e sono totalmente in accordo con lui quando ci ricorda che il Sistema Internet è uno straordinario mezzo “democratico” per la diffusione della cultura, della conoscenza e dell’informazione scientifica in qualsiasi campo.
Questa osservazione mi porta però a rinnovare la discussione che spesso ho sostenuta con colleghi ed amici sul fatto che mentre lo sviluppo in lingua inglese diventa sempre più importante, la divulgazione in italiano è poco efficiente, anche perché spessissimo la nostra si riferisce solamente a informazioni commerciali.
Se prendiamo in considerazione i siti delle nostre più che blasonate Università degli Studi ci troviamo di fronte ad un panorama veramente desolante.
Non è questione di soldi, perché molti privati (e parlo di semplici entusiasti) si sforzano di pubblicare esperienze, ricerche anche importanti, i nostri “colossi della cultura” mancano totalmente.

Non sono mai riuscito a trovare nei loro siti ufficiali più che indicazioni sugli orari delle lezioni o informazioni sugli esami, mentre dovremmo trovare dibattiti, discussioni, anticipi sulle ricerche in atto, commenti sulle questioni che il grande pubblico e i giornali dibattono anche con foga.
Mi chiedo perché tutti i cittadini, in occasione del dibattito sulle staminali, non abbiano potuto leggere il parere dei loro “dotti docenti universitari”.
Se il tema delle cellule staminali ha interessato tanto e se è stato richiesto alla cittadinanza un parere attraverso un voto referendario, perché i nostri illustri professori non sono stati presenti in forma massiccia, perché non hanno diffuso i loro pareri attraverso i siti internet delle Università.
Si parla che non ci sono soldi per fare della formazione (anche di livello universitario), ma è evidente che mancano buona volontà, decisione, libertà intellettuale e, soprattutto, impegno civile dal momento che l’uso di internet è ancora del tutto gratuito.
Credo che lettere come quella del Signor One sono un esempio e che tutti noi dovremmo veramente cominciare a diffondere le nostre idee, in italiano, per non correre il rischio di trovarci sommersi da un sapere americano al quale, solo per colpa nostra, lasciamo libero il campo.

P.S. Non vi sembra che quando mancano gli “scienziati”, che non parlano, i politici hanno campo libero per dire tutte le loro inutili facezie?




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