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Agricoltura tra tradizione e innovazione

Tempo fa osservando dei dati statistici riguardo i prodotti venduti in agricoltura mi sono reso conto che aldilà del rincaro dei prezzi sui prodotti agricoli, la gente comune cerca di puntare o spendere il proprio denaro sull’alimento che concerne al “prodotto di Qualità”.
Oggi non è semplice stabilire quale sia il concetto di qualità, anche perché, la qualità è un attributo che non si può quantificare o spiegare attraverso un solo esempio pratico; sicuramente è un obiettivo che accomuna le intenzioni del produttore e del consumatore.
Oggi si può dire che i prodotti di alta qualità esistano in tutti gli ambienti commerciali, ma quanti di noi riescono a decidere in base al prezzo, al colore, ai profumi e agli aromi se il prodotto è di alta qualità o no?
In questo articolo esprimerò un mio punto di vista, ricco di esempi pratici, che secondo me possono aiutare il lettore ad avere le idee più chiare non tanto su cosa presenti qualità o no, ma capire che il prodotto che noi mangiamo oggi è il risultato dell’evoluzione tecnologica che l’uomo stesso ha costruito, quindi la qualità rappresenta il risultato finale che l’uomo, attraverso la tecnologia ha cercato di raggiungere.




L’ibridazione, l’inizio della ricerca della qualità dell’alimento.*

“Per poter far fronte all’aumento di popolazione, che dovrebbe raggiungere circa 9 miliardi di persone nel 2050, e mantenere l’attuale consumo giornaliero procapite medio di questi cereali, compreso tra 0,5 e 1,5 Kg/die, i nostri raccolti dovranno crescere dell’1% all’anno, mentre la superficie coltivabile diminuisce costantemente.”

Così si pronunciavano gli scienziati Stephen A. Goff e J.M. Salmeron, della Syngenta biotecnology, in un articolo apparso sulla rivista “Le Scienze” del settembre 2004.
Le colture che fino ad ora hanno soddisfatto questo fabbisogno sono state il Riso, il frumento e il mais. Per capire però come queste piante siano oggi arrivate nei nostri piatti e si siano evolute dovremmo comprendere la loro storia.

Gli studi effettuati in genetica e biologia molecolare, hanno dimostrato che il mais, il frumento e il riso e molte altre colture di graminaceae, sono imparentate tra loro più di quanto si pensasse. La loro differenziazione in termini di varietà ha avuto inizio circa 70 milioni di anni fa, grazie alle coltivazioni e alla migrazione non solo di popoli ma anche grazie tutti quelli animali che se ne cibavano.
Inoltre grazie a studi di genetica e di paleo - botanica si è accertato che 10000 anni fa gli agricoltori della mezzaluna fertile coltivavano il Frumento, 1000 anni dopo in Messico ebbe inizio la coltivazione del Teosinto che oggi si ipotizza sia l’antenato del mais domesticato, 8000 anni fa in Cina si iniziò a coltivare il Riso.
Come possiamo osservare, varie regioni del pianeta sono state interessate in un periodo particolare, alle coltivazioni di piante per l’alimentazione. Tutte queste coltivazioni però non potevano avere a disposizione le tecniche che oggi si utilizzano per propagare le piante. Quello che potevano fare gli agricoltori, era incrociare tramite impollinazione o ibridazione, per accelerare il processo di riproduzione, e di conseguenza avere un apporto di colture sufficienti per soddisfare il fabbisogno alimentare. Questa pratica ebbe inizio quando si selezionarono le piante che producevano più cibo, avevano chicchi più grossi e più numerosi, piante che non disperdevano semi e quindi facilmente reperibili. I primi agricoltori riconoscevano anche le qualità nutrizionali, più digeribili e più adatte a fare farina e di conseguenza portarono avanti nella coltivazione queste prime varietà.

La pratica della ricerca della qualità non inizia con l’uomo moderno, ma è il risultato di un processo artificiale iniziato 10000 anni fa, nacque quindi la tecnologia agricola. Quello che non sapevano gli agricoltori, e che invece noi oggi sappiamo, è che era il DNA a portare i caratteri che si esprimevano in quel modo, quindi non facevano altro che mescolare i caratteri dominati delle colture portate aventi nella filiera agricola.
Un abitante del Neolitico, 9000 anni fa, raccoglieva 500 Kg per ettaro (10000 metri quadrati di terreno), dopo la prima guerra mondiale la resa in termini di produttività per ettaro era di 5 tonnellate; possiamo renderci conto da questo dato dell’incremento di produzione ottenuto grazie pratiche di ibridazione.
Nella seconda metà del XX secolo la produttività è cresciuta di tre se non quattro volte: per quanto riguarda il riso e il mais le rese sono salite a 4000 Kg per ettaro, e per quanto riguarda il grano a 3000 Kg per ettaro; se si continuerà in questa direzione l’incremento della produzione salirà a 8000 Kg per ettaro.

L’Italia ha avuto il boom di produzione di grano negli anni ‘50, quando il genetista Nazareno Strimpelli mise a punto un programma di miglioramento genetico. Se prendiamo in considerazione solo la produzione di grano tenero osserviamo che nel 1956 si producevano per ettaro 2 tonnellate, oggi se ne producono fino a cinque.**

Altro grande genetista, vincitore del premio nobel per la pace nel 1970 fu Norman Borlaug, consegnatoli per aver iniziato la cosiddetta “rivoluzione verde” su scala mondiale apportando la tecnica del Breeding (ibridazione in inglese) nei paesi in via di sviluppo come Messico, india e Filippine.


Arrivano gli OGM… ***

La tecnologia per fare OGM è nata intorno alla fine degli anni 70 e di recente ho pubblicato qualche articolo in materia, ma ciò che interessa al lettore è sicuramente lo stato di cose riguardo la sicurezza di questi prodotti e il loro valore commerciale.
Oggi nei laboratori di tutto il mondo si ricombinano tratti di DNA tra specie differenti o anche assai lontane filogeneticamente, per trarre dei vantaggi che si traducono praticamente nell’alimentazione, nella sanità e nell’industria.
Fino ad ora non sono stati provati scientificamente potenziali rischi riguardo la tossicità dei prodotti GM, anzi osservando i dati provenienti dalle pubblicazioni dell’anno 2004 e 2005 possiamo renderci conto che si preannuncia un’era di beneficio se avremmo la cultura di apprezzare questi prodotti, basti pensare che l’anno scorso sono state “costruite” delle patate contro il tumore all’utero immunizzanti contro il Papilloma virus, fra qualche anno arriverà anche il pomodoro immunizzante, alimenti che se ingeriti possono agire come un normale vaccino.
Si sta anche ottimizzando il genoma del mais; piante di soia geneticamente modificate che producono gomma utilizzando enzimi che la pianta stessa ha per catalizzare la via biochimica del mannano e galattosio; si ingegnerizza il riso per produrre lattoferrina e lisozima, due proteine umane che si trovano nel latte materno e nelle lacrime che possono essere impegate nella cura della Diarrea Acuta, prima causa di mortalità infantile nel mondo. Vengono clonati vitelli geneticamente modificati immuni al morbo della mucca pazza; si dissalano i terreni vicino al mare grazie a capperi geneticamente modificati, rendendoli di conseguenza più idonei alla pratica agricola; dai molluschi GM si produce il bisso, un tessuto utilizzato dagli antichi Egizi e dagli Zar per conservare gli abiti e gli alimenti, molto resistente e pregiato.

La notizia più importante del 2004 ha riguardato le piante geneticamente modificate che un giorno si spera cureranno l’AIDS, la rabbia, il diabete e la tubercolosi analogamente a quanto descritto prima per le patate.

Nel 2005 si sono verificate scoperte e invenzioni biotech molto interessanti: la prima riguarda una pubblicazione di alcuni ricercatori dell’università di Bristol in cui affermano che alcuni pesticidi siano la causa di alcune forme di leucemia nei bambini, poiché sono in grado di viaggiare attraverso la placenta con il rischio di danneggiare il feto, da qui dobbiamo renderci conto che è bene nutrirsi con alimenti esenti, non tanto da OGM, ma da sostanze chimiche di sintesi impiegate in agricoltura in cui non si sia rispettato il giusto tempo di carenza. Nel 2005 si è scoperto nei topi, che il licopene, una sostanza presente nei pomodori, inibisce insieme alla vitamina E la crescita del tumore alla prostata; l’acido folico o vitamina B9 riduce notevolmente l’incidenza di spina bifida e altri difetti della nascita, l’acido oleico presente nell’olio di oliva potrebbe rallentare la crescita del tumore al seno, l’omega 3 contenuto nel pesce potrebbe rallentare gli effetti del morbo di Alzheimer, il the GM viene impiegato per curare il diabete e la cataratta, sono tutte notizie apparse sul sito www.molecularlab.it , dove tutt’ora pubblico anche io periodicamente dei lavori.

Mesi fa abbiamo potuto ascoltare dai comunicati di tutte le reti che Greenpeace aveva denunciato alla Monsanto l’occultazione di alcuni test scientifici prova che la varietà MON863 Bt provocava danni ai topi, tali da comprometterne la naturale sopravvivenza.

Da buon divulgatore ho contattato uno dei massimi esperti in materia, il Prof. Francesco Sala, ordinario di botanica presso la facoltà di scienze dell’Università statale di Milano, direttore di tre orti botanici e titolare di studi sulla biodiversità delle piante selvatiche e coltivate, e di biotecnologie vegetali.
Recentemente il professore ha pubblicato un bel libro intitolato “Gli OGM sono davvero pericolosi?”, un approfondimento riguardante non solo gli OGM, ma anche lo stato attuale della tutela delle politiche agricole che gli ultimi due ministri hanno attuato.****
Dopo aver letto il libro ho contattato il Prof. Sala e ho rivolto a lui un’intervista sul mais MON863 Bt:  


1) Come mai l'ente di controllo sull'ambiente che ha letto le pubblicazioni
della Monsanto ha ugualmente concesso la vendita del Mon 863?

Si tratta dell'ente di controllo dell'EFSA, con sede a Parma. L'Ente è composto da
autorevoli scienziati europei. Considerati i dati scientifici, ha
considerato inconclusivi e irrilevanti i dati relativi alla tossicità sul
topo ed ha quindi dato parere favorevole.

2) i risultati sui topi del mon 863 ci devono far guardare adesso con più
attenzione anche gli altri prodotti Bt?

I risultati sui topi, tanto pubblicizzati sui mezzi di informazione
pubblica, non sono mai stati presentati come dati scientifici su cui si
potesse aprire una verifica scientifica. Sono stati presentati come dati
segreti e segreti (cioè fumosi) sono rimasti. Questo non corrisponde ai
principi del metodo scientifico. A mio parere sono serviti per gettare, in
modo generico, discredito sugli ogm. Era successa la stessa cosa, nel 1988,
con i dati sui topi di Arvar Pusztai (in U.K.): anche in quel caso sembrava
che la patata ogm producesse effetti tossici sulle cavie da laboratorio,
poi si dimostrò che anche la patata non ogm produceva gli stessi effetti
(da malnutrizione), ma Pusztai non eveva fatto questi controlli!.
A mio parere questo è stato un attacco non tanto alla Monsanto, quanto al
comitato scientifico di controllo dell'EFSA che non si sottomette a
consigli di opportunità politica (bocciare o promuovere a seconda dei
desideri dei ministri (vedi soprattutto ministro Alemanno).


3) Che differenza c'è tra il mon 863 e gli altri mais Bt, ritenuti da tempo
innocui?

Io sto ai dati scientifici che dicono che il mon863 è innoquo al pari
degli altri Bt. Il mon 863 è derivato da un incrocio con un'altra pianta
ogm trasformata con un gene di resistenza a un diserbante.

4) Il Bt è utilizzato in agricoltura biologica, questo nuovo risultato
implicherà il suo utilizzo in futuro anche nell'agricoltura verde?

L'agricoltura verde è, per ora santificata. Nessuno vuole parlare dei suoi
rischi, nemmeno del rischio di usare le spore del batterio Bacillus
thuringiensis per diffondere la sua tossina Bt, rispetto all'uso del suo
gene nelle piante ogm.

Cordiali saluti.

Francesco Sala


Il 25/05/05 l’Unione Europea ha “assolto” la varietà di Mais sotto inchiesta ritenuto innocuo come le restanti varietà di Mais Bt.

Biologico o naturale?

Recentemente sulla rivista “Darwin”, è apparso un dossier dove sono stati pubblicati dei risultati sul legame che ci può essere tra tossicità ed uso di pesticidi.

1) l’incidenza dei tumori complessiva nei paesi europei sta diminuendo in modo continuo da oltre 50 anni.
2) I principali fattori di rischio in relazione ai tumori sono il fumo, la mancanza di attività fisica e l’esposizione alla luce solare.
3) Gli effetti di qualunque prodotto chimico dannoso o assunto con la dieta sono visibili nei giovani, nelle donne incinte e nella mezza età.
4) L’aspettativa di vita nei paesi occidentali continua a crescere linearmente dal 1840.
5) L’incidenza di coloro che sono esposti a livelli assai alti di pesticidi sintetici non è molto alta rispetto alla popolazione non esposta ma consumatrice.
6) Una dieta ricca di frutta e verdura riduce per gran parte l’incidenza verso qualsiasi forma di tumore.

Da questi dati possiamo renderci conto che sia agricoltori che consumatori sono esposti a ingerire potenziali pesticidi presenti nella frutta e nella verdura, come gli OGM, i prodotti biologici escludono qualsiasi impiego di prodotti chimici di sintesi, vengono utilizzate le alternative come nutrizione organica con il letame, insetticidi biologici come insetti predatori e parassitoidi dei parassiti delle piante.
Secondo me però per scegliere un prodotto sano bisogna rispettare i tempi di coltivazione, in poche parole mangiare il frutto di stagione e mai comprare per esempio una pesca nell’inverno inoltrato. Si può dire che il consumatore in questo modo possa cogliere il 50% di probabilità per alimentarsi con un prodotto sano.


Su questo ultimo pensiero c’è da fare una riflessione approfondita. Bisogna distinguere cosa è un prodotto naturale, biologico, tipico o locale e geneticamente modificato.

Il prodotto naturale possiamo dire che non esiste dal punto di vista di mercato poiché è qualcosa che ci dovrebbe regalare la natura, e la mano dell’uomo, tranne per la raccolta, non dovrebbe intervenire mai. Possiamo trarre qualche esempio: gli asparagi selvatici, la rucola selvatica, cioè prodotti che abbiamo soltanto raccolto e che sono cresciuti in posto non prestabilito e l’unico coltivatore è stato la natura. Il prodotto in questione possiamo dire sia naturale, ma possiamo dire sia salubre? Questo è da accertare poiché il posto dove è stato colto non deve essere contaminato da fumi o scarichi di industrie o altri stabilimenti che ne possano compromettere la salubrità.

Passiamo al prodotto biologico: innanzitutto non è un prodotto naturale sia per la motivazione che abbiamo dato precedentemente ma anche perché l’agricoltura biologica include tutt’ora tecniche che integrano la chimica, la fisica, la meccanica e la biotecnologia; possiamo fare degli esempi plausibili: in agricoltura biologica si utilizzano prodotti come il rame e il ferro che se non dati in maniera consigliata possono portare al cosiddetto fenomeno della “fitotossicità” cioè l’alterazione della fisiologia della pianta che soffre per l’eccesso del prodotto somministrato non più biodegradabile; alle volte capita che molti prodotti ci vengono venduti come biologici e non lo sono, sol perché oggi l’agricoltore sa che il prodotto biologico va “di moda”e promettendo sicurezza c’è lo consegna così, il consumatore può solo avere la certezza dell’identità del prodotto sapendo leggere l’etichetta che vi è riportata.

Passiamo al prodotto locale o tipico: si tratta di prodotti cui la lavorazione e la distribuzione sono tipici di un luogo, per vari motivi che possono essere ambientali o culturali. Un classico esempio potrebbe essere il Parmigiano Raggiano, o il Grana Padano, per non parlare dei vini che hanno una loro tipicità in ogni località italiana. Non capisco il perché un prodotto locale viene qualificato naturale, forse perché il consumatore lo sente come “un amor di patria”ma non c’è ragione che sia naturale, al massimo possiamo dire sia salubre oppure biologico. *****
                                      
Per finire allora possiamo dare un concetto di qualità generale? Penso che la norma ISO 8402 sia idonea a questo scopo:

“La qualità è l’insieme delle proprietà e delle caratteristiche di un prodotto o servizio che conferiscono ad esso la capacità di soddisfare le esigenze espresse ed implicite di chi lo acquista”.*******

Prima di comprare un prodotto mettetelo sempre sotto esame a questo parametro, qualunque sia la vostra esigenza espressa o implicita, sempre che essa sia primariamente la vostra salute.


Stefano Spagnulo



Bibliografia

* Stephen A.Goff e John M.Salmeron – Breve storia dell’agricoltura - “Le Scienze”, N° 433/settembre 2004.

** Autori Vari – Agricoltura e Sviluppo – Darwin N°6.

*** Stefano Spagnulo – Ogm, una soluzione contro la fame nel mondo? – www.molcularlab.it.

****Francesco Sala – Gli Ogm sono davvero pericolosi? – Edizioni Laterza.


***** Stefano Spagnulo – La Rivoluzione Tecnologica Cubana – www.Molecularlab.it.

******Marie-Laure Moinet – Io mangio Bio – Scienza e Vita – Rusconi editore.

*******Pietro De Leo, Federica De Leo – La Qualità del sistema Agroalimentare- Edizioni   Multimedia.





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