I giovani e le Scienze
I Giovani e le Scienzedi Stefano Spagnulo
Questo articolo nasce da uno stato d’animo maturato già in 10 anni di attività, affiorato negli ultimi tempi per la scarsa tutela della ricerca e della divulgazione scientifica. Oramai l’Italia è un paese che con la ricerca non ha nulla a che fare. Di questo se ne parla tanto e purtroppo tanto è lo scarso interesse della gente riguardo il progresso scientifico e tecnologico.
Forse tutto nasce dal fatto che non si conosce bene l’impresa scientifica. Provate tutti a fare una cosa: andate per strada e domandate alla gente cosa significa il termine scienza. Molti vi sapranno rispondere, molti no, ma bene o male a tutti verrà presente nel cervello un figura di un camice bianco o di un telescopio su di un osservatorio astronomico.
Forse è proprio questo il problema, non si apprezza qualcosa fino a quando non si percepisce il suo significato e la sua bellezza perché la scienza è davvero bella.
Da recenti statistiche inoltre si deduce che l’interesse da parte dei giovani riguardo le materie scientifiche sta diminuendo di anno in anno, e il significato sta nella cattiva tutela della ricerca e della cultura. Un ricercatore guadagna poco, per poco tempo e non può contare sulla sua ricchezza di conoscenza e passione per poter crescere un domani una famiglia.
I governi italiani, aldilà della schiera, da tangentopoli in poi non tutelano più la ricerca e i danni sono tanti: scarso interesse generale, scarso interesse alle facoltà scientifiche, fuga dei cervelli.
Forse in nostri politici non hanno capito che i giovani devo essere stimolati per fare e migliorare, per costruire e soprattutto per collaborare insieme.
Oggi si dice che un neo laureato debba inventarsi il lavoro, deve essere innovatore del suo campo, cioè proporre qualcosa di nuovo, così contribuendo non solo a se stesso ma anche alla società. La democrazia in principio ci dovrebbe dare la possibilità di fare tutto questo, e chi governa dovrebbe rappresentare il mecenate che apprezzando tutto ciò, ci porti a dare la nostra prova nella società giovanile.
Ritorno a dire che per apprezzare bisogna prima conoscere. E per conoscere la scienza bisogna comprenderne prima il significato.
Se provassimo a prendere un dizionario letterario italiano e cercassimo il significato di scienza leggeremmo “Conoscenza esatta e ragionata che deriva dallo studio, dall’esperienza e dall’osservazione.”
Interessante per chi sa cosa è la conoscenza, l’esperienza e l’osservazione, punti chiave per chi vuole fare ricerca, ci sarebbe da aggiungere tanta fantasia. Ma per chi non fa ricerca tende ad apprezzare poco questi aspetti specialmente per tutti i politici che credono di tutelare la scienza ma non lo fanno, proprio perché di scienza non se ne intendono affatto.
Uno scienziato di nome Edoardo Boncinelli è riuscito, secondo me a dare una giusta definizione apprezzabile da tutti: “la scienza è un’impresa collettiva, volta a cogliere gli aspetti riproducibili di un numero sempre maggiore di fenomeni naturali e a comunicarli attraverso il tempo e lo spazio in forma sinottica e interamente non contraddittoria, in modo da porre chiunque in condizione di fare previsioni fondate e di progettare e mettere in atto <
> funzionanti, tanto di natura materiale quanto di natura mentale.”
Il libro dove si legge questa bellissima frase si intitola “Il posto della scienza” edito da Zanichelli, dove si incontra il vero valore della ricerca scientifica e l’importanza che riveste la scienza nella nostra società. Lo consiglio a tutti, specialmente per coloro che amano la vita e la scienza.
La scienza è un’impresa collettiva, si lavora sempre insieme e i laboratori sono composti da diverse gerarchie di gruppi di studiosi che con la loro conoscenza, esperienza e osservazione migliorano la nostra qualità della vita. Molti di loro sono giovani.
Quando io mi sono immerso nello studio scientifico avevo all’incirca sedici anni, fu colpo di fulmine per una mia dolce metà chiamata biologia, e vi posso dire che non state rose e fiori anche perché lo studio fa faticare tanto, ma se al nostro cervello si aggiunge tanta passione non avremmo mai modo di invecchiare, perché la vita non si conoscerà mai nei suoi più intimi aspetti, e ogni volta che io conoscerò un nuovo aspetto della vita, la stessa mi dirà che c’è un motivo in più per vivere, ogni volta che io conoscerò più giovane sarò.
Per fare apprezzare a tutti questo entusiasmo e giovamento dallo studio della scienza, bisogna anche comunicarla la scienza, fare divulgazione scientifica, e non è roba da tutti, nel senso che come lo scienziato, il divulgatore deve essere mediatore della linguaggio scientifico tra il laboratorio e la comunità. In questo noi giovani abbiamo motivo di avere successo proprio perché il linguaggio scientifico ci manca.
Quando uno scienziato fa una scoperta, pubblica il suo lavoro sulle riviste scientifiche, i cosiddetti impact factor, testate prestigiose, in inglese, dove si descrive tutto il procedimento per applicarsi in quello studio, inoltre vengono rese note le scoperte e le innovazioni tecnologiche.
La cerchia ancora è stretta al laboratorio; mai nessuno se non per ricerche bibliografiche si occuperà di alzarsi un mattino e comprarsi “Nature”, specialmente se non possiede la conoscenza della lingua inglese.
Si può proporre quindi di fare divulgazione scientifica, rendere accessibile a tutti la scoperta di quella ricerca, quindi da una divulgazione professionale per gli addetti ai lavori si dovrebbe passare ad una divulgazione scientifica popolare.
Un uomo può leggere una rivista di divulgazione per migliorare la sua conoscenza e la sua cultura, specialmente se è una persona a cui piace essere aggiornata, ma l’utilizzazione della conoscenza serve a tante altre cose: può essere di aiuto per la preparazione scolastica, per quella universitaria, per possedere una maturità didattica che ci serva per scegliere cosa fare un domani, la conoscenza ci porta a questo.
Molti ragazzi studenti del liceo, dopo la maturità sono esposti a vivere una nuova avventura: l’università. Molti sanno o pensano cosa studiare e molti vivono nell’incertezza più totale, proprio perché non possiedono una maturità didattica e culturale per approfondire una passione o un interesse. Il divulgatore scientifico ha questa missione!
Stimolare, interessare e rendere anche magico lo studio scientifico è missione del divulgatore. Magari chi ha scritto questo articolo ha una vocazione per la scienza, ma tanti come me la possono acquisire con il tempo.
La divulgazione può fare ancora di più, può persino salvare la vita alla gente. Quanti di noi conoscono tutte le terapie sperimentali sull’uomo per rallentare o sconfiggere un cancro o una grave malattia? Pochi!
Qual è l’unico modo per sapere? Sicuramente leggendo e facendo ricerche, ma non sarebbe tutto più facile se tutti noi potessimo essere aggiornati, sconfiggere una malattia?Se una terapia sperimentale si trova solo all’estero, fino a quando noi non sappiamo come curarci non possiamo accedere a quella terapia. Quindi fino a quando i giovani non inizieranno a studiare la nuova scienza in Italia molti di noi saranno condannati per la scarsità di informazione e di preparazione, succede spesso oramai in Italia. Fino a quel momento l’unico modo per curarci è prima di tutto sapere ed informarsi, e successivamente accedere alla medicina o studio che si desidera.
Per concludere vorrei citare un grande scienziato che prima di morire ha detto una frase molto bella profonda: “ragazzi adesso tocca a voi!”, era Enrico Fermi.
A tutti coloro che credono a ciò che di bene fanno e per tale cosa vivono questo articolo è interamente dedicato.
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