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La cooperazione retrovirale


La scoperta di questo nuovo "trucco" usato dall'Hiv per sopravvivere suggerisce che in un organismo infettato possano esserci molti più viirus attivi di quanto pensato PAROLE CHIAVEHiv

replicazione virale
Una nuova modalità di replicazione del retrovirus del'Hiv è stata scoperta da ricercatori della New York University, che illustrano la loro scoperta in un articolo pubblicato sulla rivista Retrovirology.
Si sa che in media solamente un virus dell'Hiv su cento riesce a completare con successo il processo di integrazione del proprio materiale genetico in quello della cellula ospite, compiendo un passo essenziale per potersi riprodurre. Ma ora uno studio condotta da un gruppo di ricercatori diretti da David N. Levy ha messo in evidenza l'esistenza di un meccanismo cooperativo che consente di replicarsi anche ad alcuni dei restanti 99 virus, che hanno quindi una loro parte nello sviluppo dell'Aids.

Secondo Levy, l'Hiv funziona quasi come una comunità, nella quale i virus che riescono a integrarsi nel DNA della cellula aiutano quelli meno efficienti rifornendoli delle proteine che sono loro necessarie per riprodursi.
Questi virus, che finora si riteneva andassero "perduti" e non avessero alcuna influenza sullo sviluppo della malattia proprio a causa della mancata integrazione, possono in realtà risultare addirittura avvantaggiati rispetto agli altri perché, saltando alcuni passi del processo di replicazione, si riproducono più velocemente.

"La cooperazione fra differenti virus è un altro dei trucchi usati dall'Hiv per sopravvivere e apre la possibilità al fatto che nel corpo ci siano molti più viirus attivi di quanto si pensasse. La comprensione di come interagiscono gli uni con gli altri è una delle chiavi per la comprensione di come l'Hiv evolve e sopravvive alla risposta immunitaria, e speriamo che ci porti alla fine anche a sviluppare nuovi modi per trattare l'infezione",

Federico Cesareo


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